Pubblicate le linee guida dell’SNPA sui trattamenti di disinfezione in aree esterne

Si è molto discusso nei giorni passati sull’effettiva utilità degli interventi di sanificazione ambientale nelle aree esterne. A questo proposito, molti colleghi impegnati sul fronte delle disinfezioni coinvolti dalle amministrazioni comunali, hanno prontamente interpellato le associazioni di categoria affiché esprimessero tutti i loro dubbi sui metodi di intervento legati, principalmente ma non solo, ad un corretto utilizzo dei prodotti di disinfezione.
In data 14 Marzo 2020 il Ministero della Salute, interpellato da ANID, risponde a queste richieste affermando che l’attività di sanificazione delle strade non è prevista dal DPCM, quindi non è presente la linea guida; inoltre l’utilizzo di sostanze come il cloro, dannose per l’ambiente acquatico, potrebbe rappresentare un problema dal punto di vista di tutela ambientale.
A questa prima importante indicazione, in linea per altro con il pensiero della rappresentanza più rilevante dei professionisti del settore, ha fatto seguito un documento ufficiale dell’Istituto Superiore di Sanità, emanato in data 17 Marzo 2020, dove vengono riportate tutte le evidenze scientifiche già segnalate nel nostro precedente articolo e i relativi riferimenti bibliografici. In conclusione, viene ribadito che mentre si conferma l’opportunità di procedere alla ordinaria pulizia delle strade con saponi/detergenti convenzionali (assicurando tuttavia di evitare la produzione di polveri e aerosol), la disinfezione risulta invece una misura per la quale non è accertata l’utilità, in quanto non esiste alcuna evidenza che le superfici calpestabili siano implicate nella trasmissione di SARS_CoV-2, ponendo specificatamente l’accento su tutte le possibili conseguenze ambientali e sanitarie che l’utilizzo, indiscriminato, ripetuto e diffuso, dell’ipoclorito di sodio potrebbe causare.
In data odierna, 18 Marzo 2020, il Consiglio del Sistema Nazionale per la Prevenzione dell’Ambiente (SNPA) approva un documento con indicazioni tecniche relativamente agli aspetti ambientali della pulizia degli ambienti esterni e dell’utilizzo di disinfettanti nel quadro dell’emergenza sanitaria.
Questo documento fa proprie le indicazioni espresse dall’ISS, ribadisce la pericolosità del ripetuto rischio di esposizione della popolazione all’ipoclorito di sodio e stablisce le linee guida fondamentali per una corretta esecuzione di un intervento di sanificazione in aree esterne a carratere straordinario.
È un concetto che merita di essere approfondito: l’amministrazione comunale è tenuta ad eseguire questi interventi solo se lo ritengono necessario, per finalità di tutela della salute pubblica. Le operazioni di sanificazione dovranno essere a completamento, non in sostituzione, delle normali attività di pulizia delle strade e non ripetute indiscriminatamente.
A questo punto, vengono definite le linee guida per l’esecuzione degli interventi: lavorare in prossimità delle superfici da trattare per minimizzare la dispersione, niente soffiatori meccanici per le operazioni di pulizia prediligendo le spazzatrici, intervenire preferibilmente sulle superfici pavimentate dotate di rete fognaria mista o dedicata alle sole acque meteoriche, evitare in ogni modo l’eccessiva distribuzione dell’ipoclorito ma limitarsi ad una leggera bagnatura della strada, evitare aree prossimali a fossi, corsi e specchi d’acqua, cosí come alle colture.
Dettate le linee guida, si torna però a sottolineare come non siano ancora state chiarite le misure di prevenzione e protezione fondamentali per salvaguardare la salute dell’uomo e l’ambiente e che, soprattutto, debbano essere preventivamente individuate le caratteristiche delle miscele e delle sostanze chimiche impiegate, ai fini della classificazione, etichettatura e imballaggio (requisiti dettati dal Regolamento CE n. 1272/08).
Alla luce di tutto questo, in aggiunta alle considerazioni dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale del Piemonte (ARPA) e riportate anche dall’ISS, non possiamo che raccomandare a gran voce che queste azioni massive non vengano intraprese, privilegiando piccoli interventi mirati alle superfici dure di contatto (quali panchine, corrimano, pensiline, bidoni), evitando dispersioni e applicazioni con attrezzature non idonee (atomizzatori, termonebbiogeni) e rendendo tutte le aree off-limits a coloro che non siano preposti all’intervento.
La disinfezione delle aree esterne è davvero efficace ai fini del contenimento del COVID-19?

Le foto delle aree più colpite dal coronavirus SARS-CoV-2 raccontano di interventi di disinfezione spaziali eseguiti nei centri abitati: camion che nebulizzano lungo le strade e una falange di operatori sanitari che indossano pompe spalleggiabili che annebbiano marciapiedi, parchi e piazze; prima in Cina ed in Corea del Sud, adesso in Italia (ma non solo). Innumerevoli consigli ci ammoniscono di lavarci le mani e disinfettare le superfici spesso toccate nelle nostre case. Contestualmente, sanificare adottando il protocollo descritto nel precedente articolo. Ma qual è il modo più efficace per prevenire l’esposizione al virus?
Come altri coronavirus, si ritiene che la sindrome respiratoria acuta grave da SARS-CoV-2, che causa COVID-19, si diffonda più comunemente attraverso goccioline respiratorie invisibili inviate nell’aria quando una persona infetta tossisce o starnutisce. Queste goccioline possono quindi essere inalate da persone vicine o atterrare su superfici che altri toccano, che possono quindi contrarre la malattia quando si toccano gli occhi, il naso o la bocca.
“La buona notizia delle indagini sulla diffusione del coronavirus”, afferma Juan Leon, uno scienziato per la salute ambientale della Emory University, “è che studi precedenti mostrano che disinfettanti domestici comuni, incluso il sapone o una soluzione di candeggina diluita, possono disattivare i coronavirus sulle superfici interne. I coronavirus sono virus avvolti con uno strato di grasso protettivo”, afferma Leon. “I disinfettanti fanno a pezzi lo strato di grasso, il che rende i coronavirus abbastanza deboli rispetto ai norovirus e ad altri virus comuni che hanno un guscio proteico più robusto.”
Quindi, per quanto tempo SARS-CoV-2 rimane in aria o sulle superfici? Dipende.
Secondo una prestampa pubblicata su medRxiv, il virus persiste nell’aria per un massimo di 3 ore o fino a 3 giorni sulle superfici quali acciaio o plastica. Di contro, nella ricerca pubblicata sul Journal of Hospital Infection, i ricercatori hanno scoperto che un coronavirus correlato che causa la SARS può persistere fino a 9 giorni sulle superfici non porose come acciaio inossidabile o plastica. E secondo i rapporti tra cui uno pubblicato ieri su JAMA, SARS-CoV-2 è stato rilevato nelle feci, suggerendo che il virus potrebbe essere diffuso da persone che non si lavano le mani correttamente dopo aver usato il bagno. Infine, il Centro Statunitense per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie afferma che non vi è alcuna indicazione che il virus si possa diffondere attraverso l’acqua potabile, le piscine o le vasche idromassaggio.
Quindi, che dire riguardo agli ambienti esterni? Secondo una varietà di notizie locali da città come Shanghai e Gwangju, in Corea del Sud, il disinfettante più comunemente usato all’aperto è una soluzione diluita di ipoclorito di sodio o candeggina per uso domestico. Ma non è chiaro se la candeggina distrugga i coronavirus all’esterno, sulle superfici e nell’aria. La candeggina stessa si rompe sotto la luce ultravioletta (UV). Inoltre, la luce UV sembra distruggere anche i coronavirus stessi. E l’esposizione al coronavirus dalle superfici esterne potrebbe già essere limitata; d’altronde, nessuno va in giro a leccare marciapiedi o alberi.
Nondimeno, l’utilizzo di disinfettanti ad ampio spettro in ampi spazi potrebbe causare un’enorme quantità di svantaggi. Alcune sostanze (vedi la candeggina) risultano altamente irritanti per le mucose; ciò significa che le persone esposte a disinfettanti nebulizzati, si espongono ad un elevato rischio di contrarre problemi respiratori, tra gli altri disturbi. C’è uno studio, pubblicato nell’ottobre 2019 su JAMA Network Open, nel quale si evidenzia come gli infermieri che regolarmente impiegano disinfettanti per pulire le superfici siano soggetti a maggior rischio di contrarre malattia polmonare ostruttiva cronica. In più, uno studio del 2017 ha collegato l’esposizione ai disinfettanti allo sviluppo dell’asma negli adulti in Germania. Entrambi questi studi hanno riguardato l’esposizione per anni ai disinfettanti.
Tuttavia, il messaggio sembra prendere piede; in una recente trasmissione televisiva della CCTV statale in Cina, Zhang Liubo, un ricercatore del Centro Cinese per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie, ha avvertito il pubblico che “Le superfici esterne, come strade, piazze, prati, non devono essere spruzzate ripetutamente con disinfettanti. Spruzzare disinfettanti su una vasta area e ripetutamente può causare inquinamento ambientale e dovrebbe essere evitato. “
A questo, è doveroso aggiungere che l’utilizzo dei prodotti, siano essi disinfettanti ad ampio spretto, insetticidi o quant’altro, è regolamentato dalle indicazioni riportato sulle etichette. L’uso improprio di tali prodotti e il mancato rispetto di queste indicazioni espone le imprese di igiene ambientale ad un rischio sanzionatorio gravissimo di carattere penale e civile.
L’appello che rivolgiamo alle istituzioni è quindi quello di definire al piú presto una dettagliata linea guida relativa all’esecuzione di questi interventi, e di fornire altresí una solida documentazione scientifica che attesti le evidenze di efficacia in osservanza al rispetto della salute pubblica.
Quindi, attualmente, qual è la strada migliore da percorrere? Dato che il contatto da persona a persona appare la via di trasmissione più probabile per COVID-19, ci dovremmo concentrare su come minimizzare quel contatto. In aggunta, rispettare le raccomandazioni igieniche e comportamentali degli ultimi decreti: restare a casa, rispettare la distanza di sicurezza di un metro se costretti ad uscire, assicurarsi di coprire la bocca con il gomito in caso di tosse e starnuti, lavarsi le mani regolarmente per almeno 20 secondi.
Sembra semplice, lo è, funziona.
L’importanza della disinfezione ai tempi del COVID-19

A seguito dell’emergenza sanitaria che stiamo vivendo su tutto il territorio nazionale, riteniamo utile (se non doveroso), riportare quelle che sono le indicazioni ministeriali utili a ridurre le contaminazioni negli ambienti di lavoro, distinguendo tra locali di interesse sanitario e quelli che non lo sono.
Pulizia in ambienti sanitari
In letteratura diverse evidenze hanno dimostrato che i Coronavirus, inclusi i virus responsabili della SARS e della MERS, possono persistere sulle superfici inanimate in condizioni ottimali di umidità e temperature fino a9 giorni. Un ruolo delle superfici contaminate nella trasmissione intraospedaliera di infezioni dovute ai suddetti virus è pertanto ritenuto possibile, anche se non dimostrato. Allo stesso tempo però le evidenze disponibili hanno dimostrato che i suddetti virus sono efficacemente inattivati da adeguate procedure di sanificazione che includano l’utilizzo dei comuni disinfettanti di uso ospedaliero, quali ipoclorito di sodio (0.1% -0,5%), etanolo (62-71%) o perossido di idrogeno (0.5%), per un tempo di contatto adeguato. Non vi sono al momento motivi che facciano supporre una maggiore sopravvivenza ambientale o una minore suscettibilità ai disinfettanti sopramenzionati da parte del SARS 2-CoV. Pertanto, in accordo con quanto suggerito dall’OMS sono procedure efficaci e sufficienti una “pulizia accurata delle superfici ambientali con acqua e detergente seguita dall’applicazione di disinfettanti comunemente usati a livello ospedaliero (come l’ipoclorito di sodio)”. La stanza di isolamento dovrà essere sanificata almeno una volta al giorno, al più presto in caso di spandimenti evidenti e in caso di procedure che producano aerosol, alla dimissione del paziente, da personale con protezione DPI. Una cadenza superiore è suggerita per la sanificazione delle superficie a maggior frequenza di contatto da parte del paziente e per le aree dedicate alla vestizione/svestizione dei DPI da parte degli operatori. Per la decontaminazione ambientale è necessario utilizzare attrezzature dedicate o monouso. Le attrezzature riutilizzabili devono essere decontaminate dopo l’uso con un disinfettante a base di cloro. I carrelli di pulizia comuni non devono entrare nella stanza. Il personale addetto alla sanificazione deve essere formato e dotato dei DPI previsti per l’assistenza ai pazienti e seguire le misure indicate per la vestizione e la svestizione (rimozione in sicurezza dei DPI). In presenza del paziente questo deve essere invitato ad indossare una mascherina chirurgica, compatibilmente con le condizioni cliniche, nel periodo necessario alla sanificazione.
Pulizia di ambienti non sanitari
In stanze, uffici pubblici, mezzi di trasporto, scuole e altri ambienti non sanitari dove abbiano soggiornato casi confermati di COVID-19, prima di essere stati ospedalizzati dovranno essere applicatele misure di pulizia di seguito riportate. A causa della possibile sopravvivenza del virus nell’ambiente per diverso tempo, i luoghi e le aree potenzialmente contaminati da SARS-CoV-2 devono essere sottoposti a completa pulizia con acqua e detergenti comuni prima di essere nuovamente utilizzati. Per la decontaminazione, si raccomanda l’uso di ipoclorito di sodio 0,1% dopo pulizia. Per le superfici che possono essere danneggiate dall’ipoclorito di sodio, utilizzare etanolo al 70% dopo pulizia con un detergente neutro. Durante le operazioni di pulizia con prodotti chimici, assicurare la ventilazione degli ambienti. Tutte le operazioni di pulizia devono essere condotte da personale che indossa DPI (filtrante respiratorio FFP2 o FFP3, protezione facciale, guanti monouso,camice monouso impermeabile a maniche lunghe, e seguire le misure indicate per la rimozione in sicurezza dei DPI (svestizione). Dopo l’uso, i DPI monouso vanno smaltiti come materiale potenzialmente infetto. Devono essere pulite con particolare attenzione tutte le superfici toccate di frequente, quali superfici di muri, porte e finestre, superfici dei servizi igienici e sanitari. La biancheria da letto, le tende e altri materiali di tessuto devono essere sottoposti a un ciclo di lavaggio con acqua calda a 90°C e detergente. Qualora non sia possibile il lavaggio a 90°C per le caratteristiche del tessuto, addizionare il ciclo di lavaggio con candeggina (o prodotti a base di ipoclorito di sodio).
Pratiche professionali
Fondamentale, adesso, sottolineare che alle buone pratiche igieniche e corrette procedure di pulizia, occorre abbinare un intervento di sanificazione professionale a saturazione volumetrica, piú comunemente detta nebulizzazione.
I prodotti indicati restano disinfettanti ad ampio spettro quali ad esempio formulati composti da sodio ipoclorito, sodio carbonato e sodio tetraborato decaidrato, indicati contro batteri (Gram+/Gram-), funghi e virus (HIV, SARS, ecc..). La velocità di azione del cloro è superiore a quella degli altri agenti ossidanti come ad esempio l’acqua ossigenata e le sue concentrazioni attive risultano tra le più basse rispetto a quelle di altri prodotti del gruppo degli ossidanti.
L’obbiettivo resta quello di abbattere le cariche virali negli ambienti professionali; per far questo, le società specializzate nei servizi di sanificazione e igienizzazione adottano un protocollo di intervento cosí strutturato:
- Isolare gli ambienti sottoposti a trattamento; le operazioni dovranno essere condotte in assenza di personale e in stato di fermo produttivo.
- Identificazione dei punti critici quali ad esempio porte, finestre ed altri punti di accesso, servizi igienici, scrivanie, sedie, luoghi di aggregazione preferenziali (banchi alimentari e casse nei supermercati, punti ristoro ed aree mensa nelle fabbriche, ecc..)
- Elaborazione di un piano di intervento, definendo i flussi operativi (dove inizia, presegue e termina il trattamento) e le operazioni di pulizia successive delle superfici trattate.
- Allontanare oggetti sensibili dalla struttura oggetto di intervento; togliere almenti sfusi, proteggere documenti cartacei.
- Assicurarsi che il personale impiegato per le sanificazioni sia dotato di tutti i DPI fondamentali.
Ogni piano dovrà essere elaborato su misura per ogni Azienda interessata, nel rispetto delle singole esigenze. Per avere una indicazione su costi, tempi e modalità potete contattarci ai nostri recapiti, trasmettendo le planimetrie delle aree da trattare.